Posted on 28 ottobre 2017
di Cristina Mesturini
Una rivista letteraria, cartacea e illustrata, ora: è questa la sfida raccolta da il Maradagàl, uscita con il primo numero per Marco Saya Edizioni con la direzione di Sara Calderoni. Una sfida che anch’io sono felice di raccogliere, come direttore artistico.
“Un osservatorio sullo stato attuale dell’arte” si legge nell’editoriale, “come occasione di discussione e approfondimento del pensiero critico contemporaneo”. Lavorare a un quadrimestrale che si pone tali obiettivi è davvero stimolante, specialmente all’interno di una redazione vivace, dove il progetto è condiviso con Sara Calderoni e altri letterati e studiosi: Antonino Bondì in collegamento dalla Francia, Fabrizio Elefante, Nanni Delbecchi, Franz Krauspenhaar, Flavio Santi. E con un numero di preziosi collaboratori esterni.
Costruire l’immagine di una rivista:
relazioni e suggestioni tra visual e testo
Dopo il briefing in redazione, arrivo al concept visivo attraverso un lavoro di pensiero e di ricerca: scelte precise, per dare alla rivista una personalità unica e tradurla creativamente in immagine, con la sua fisicità. Dalla scelta del formato e della carta, alla creazione del logo, all’ideazione e realizzazione dell’illustrazione di copertina, che ha significati e obiettivi complessi. Una rispondenza al tema che ho scelto di rappresentare, per i primi numeri, attraverso un simbolo forte che incarni il mito: una creatura fantastica che proviene dal bestiario allegorico del nostro immaginario e che identificherà, per quattro mesi, la rivista stessa.
E poi gli interni: la giusta suggestione per le immagini, che vivano in una dimensione anti-illustrativa, mai didascaliche; privilegiando una selezione di autori che non siano solo illustratori o fotografi, ma che provengano anche dal mondo dell’arte, e non solo dall’Italia: abbiamo, nel primo numero, personaggi come Tullio Pericoli, Guido Scarabottolo, Antonello Silverini, Svetlana Rumak da Mosca.
Seguono quindi, nel mio workflow, l’impostazione del menabò, il progetto grafico, l’impaginazione, in un cercato equilibrio di armonie. Infine, la comunicazione.
Una pubblicazione cartacea trova le sue ragioni nel resistere al tempo e nella memoria, nella percezione viva attraverso i sensi che amplificano significati ed emozioni. È un oggetto da collezione – da affezione, direi – da conservare nella propria libreria, da sfogliare e rileggere ancora con piacere. La carta della copertina è così simile a quella per l’acquerello da creare con l’illustrazione una rispondenza esatta: la ruvidezza della materia, i giochi del colore con l’acqua, una luminosità vera, resa dai rapporti tonali e non da uno schermo retroilluminato. Quella sensualità che sarebbe impossibile rendere con il digitale.
Il Maradagàl nasce come rivista letteraria, ma si apre alle diverse arti e discipline. A mia cura anche la rubrica sulle arti visive, che tratta l’incontro con un artista, spaziando di volta in volta dall’illustrazione, alla fotografia, al graphic novel, fino alle nuove tecnologie. L’intento è porre in dialogo il mondo delle lettere e quello delle immagini, una relazione che è stata il punto cruciale del mio lavoro, fino ad oggi. Un rapporto in cui il figurativo non è subordinato al testo, ma si pone su un piano di scambio reciproco di suggestioni. Basta un cenno, un suggerimento, per creare un’immagine visiva, o una letteraria, che siano in sintonia, senza sovrapposizioni e senza mai ricorrere alla rappresentazione didascalica: immagini nelle immagini, storie nelle storie.
Altro intento è mettere in comunicazione i vari settori della cultura: in una realtà dove l’arte si sta spingendo sempre più verso la multimedialità e la contaminazione dei linguaggi, si ha in contrapposizione la tendenza a chiudersi culturalmente in compartimenti stagni. I letterati considerano le immagini come piacevoli accessori, i fotografi rivendicano la purezza del loro mezzo, gli illustratori restano chiusi nella loro misantropia, solo per fare qualche esempio: non si guarda oltre. Chiusi anche i diversi livelli di accesso: la cultura alta resta un prodotto elitario, quella pop occuperà i canali di maggiore diffusione, così come vuole il mercato. Si rende necessario forzare questi recinti, aprirsi a una comunicazione feconda, dando a un pubblico più ampio la possibilità di acquisire gli strumenti per formare il proprio pensiero critico. Insomma: che la cultura con la sua forza si imponga sulle leggi del mercato, e non il contrario.
Mi auguro sia possibile.
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Il Maradagàl è una pubblicazione quadrimestrale di Marco Saya Edizioni
Direttore Responsabile: Sara Calderoni
Direttore Artistico: Cristina Mesturini
Comitato di Redazione: Antonino Bondì, Nanni Delbecchi, Fabrizio Elefante, Franz Krauspenhaar, Flavio Santi.
Registrazione presso il Tribunale di Milano n. 215 del 10/07/2017
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