Posted on 23 agosto 2017
Fotografie © Cristina Mesturini
Nell’epoca della saturazione dei segni e della moltiplicazione degli atti invasivi, si sente forte la necessità di un percorso del togliere. Barthes sosteneva che la pittura è cancellazione: non rappresentazione, quindi, ma processo di sottrazione alla rappresentazione stessa. È tempo di sparizioni, per riportare la forma all’invisibile, all’indicibile.
“Beckett aveva scelto l’albero come unica scenografia del suo primo allestimento parigino di Aspettando Godot e ne aveva affidato la realizzazione a Giacometti: “Ci doveva essere un albero. Un albero e la luna. Siamo stati lì tutta la notte, con quell’albero di gesso, a togliere, abbassare, a fare i rami più sottili. Non andava mai bene, per nessuno dei due. E uno diceva sempre all’altro: ‘Forse’. Passa il tempo. Nessuno in sala, o sul palcoscenico, osa fiatare. Quando Giacometti si alza ha deciso. Attraversa il teatro, sale su un praticabile e guardando da vicino il proprio albero comincia a togliere un rametto dopo l’altro. Ogni tanto si ferma e grida a Beckett seduto laggiù nel buio della platea:
[Giorgio Soavi, “Il quadro che mi manca”, Garzanti 1986]
Fotografie © Cristina Mesturini
Categoria: Blog, Photography Messo il tag: Beckett, Cristina Mesturini, Fotografia, Giacometti, Photography, Roland Barthes
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